lunedì 7 maggio 2018

Conoscete il turismo islamico? Ecco perché la legge urbanistica di Pigliaru e Erriu piace tanto al Qatar - Vito Biolchini



Quanti sono i sardi che ritengono che lo sviluppo turistico della Sardegna passi soprattutto dalla capacità degli alberghi che stanno sul mare di esser più belli, più grandi e maggiormente dotati di servizi di lusso? Io penso pochi, anche perché a sentire tutti gli operatori del settore turistico (tutti), il vero limite del nostro sistema sta nell’offerta dei trasporti aerei e navali da e per l’isola (incredibile, chi lo avrebbe mai detto?).
Non è però dello stesso avviso l’assessore regionale all’Urbanistica Cristiano Erriu, che oggi in una lunga intervista alla Nuova Sardegna afferma: “Se riteniamo che lo sviluppo turistico passi dal migliorare la qualità degli hotel abbiamo una via”. E la via è quella che consentirebbe un significativo aumento di cubature alle strutture ricettive che stanno nella fascia dei trecento metri dal mare, aumento previsto proprio dalla legge Erriu, varata più di un anno fa dalla Giunta Pigliaru ma che la stessa maggioranza di centrosinistra non ha il coraggio di portare nell’aula del Consiglio per l’approvazione definitiva, viste le tali e tante perplessità che la legge ha suscitato nell’opinione pubblica (e non solo presso gli ambientalisti, cara Nuova Sardegna, come i tanti seminari organizzati in questi mesi da Sardegna Soprattutto hanno dimostrato).
Che l’idea di turismo che la nuova legge urbanistica vorrebbe assecondare sia addirittura sorpassata è data dalla filosofia che si sta imponendo in tutta Europa (e che anche la Regione Sardegna sta sostenendo), secondo cui gli alberghi hanno sempre meno la caratteristica di “attrattori”: cioè, nessuno di noi sceglie la località delle sue vacanze perché vuole stare in un determinato albergo; siamo invece più propensi ad alloggiare in un bed and breakfast a patto però che quel territorio ci offra una serie di esperienze di vario genere (culturali, ambientali, sportive, ricreative, gastronomiche). Non a caso oggi si parla di “turismo esperienziale” (e, ripeto, su questa direzione si sta paradossalmente orientando anche la politica turistica della giunta Pigliaru).
Ma allora perché l’assessore Erriu e con lui il presidente Pigliaru, continuano ad insistere con questa legge urbanistica, sostenendo che offrendo cubature per servizi aggiuntivi di lusso gli alberghi sarebbero più competitivi sul mercato, e che in questo modo verrebbe addirittura riorientata tutta la nostra strategia turistica? Di chi fa il gioco una legge che riporta le betoniere nella fascia dei trecento metri, trovando ampi consensi a destra ma assecondando una idea di turismo che in Europa e nel mondo occidentale non pratica più nessuno?
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Cagliari, Lazzaretto di Sant’Elia, poche settimane fa. Partecipo in qualità di moderatore ad un interessantissimo convegno sull’economia Halal. Halal in arabo significa “lecito” e l’economia halal è quella fatta di prodotti che rispettano determinati criteri sanitari e religiosi. In Sardegna esistono dei caseifici halal, che producono quindi un pecorino che può essere commercializzato nei paesi arabi (ma non in tutti, visto che le certificazioni richieste mutano da paese a paese). Il mercato halal è un mercato gigantesco, con oltre un miliardo di potenziali clienti, e farebbe bene la Sardegna ad organizzarsi per produrre prodotti di consumo in grado di essere accettati dai paesi islamici.
Ad un certo punto uno degli esperti fa una interessante digressione sul turismo islamico. “Conoscete il turismo islamico? È molto diverso dal nostro”, dice. “Noi siamo interessati ai musei, all’ambiente, alle spiagge, alle città d’arte, ai centri storici: i turisti islamici no. Soprattutto quelli abbienti, amano stare in albergo. Anzi, la loro vacanza perfetta è quella che consente loro di non uscire mai dall’albergo. Non vanno in spiaggia, non sono interessati ai musei, all’ambiente, tanto meno ai percorsi enogastronomici: vogliono stare in albergo e basta. Va da sé che le strutture che scelgono per le loro vacanze devono essere dotate di ogni comfort”. Delle regge, praticamente.
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Il Qatar è proprietario della Costa Smeralda, ovvero di quattro alberghi e 2000 ettari in Gallura (in parte anche edificabili). Gli alberghi chiaramente non rispettano del tutto gli standard a cui sono abituati i ricchissimi ospiti che arrivano dai paesi islamici, il primo vero mercato di riferimento del Consorzio. Quelle strutture ricettive avrebbero quindi bisogno di essere ampliate, migliorate, arricchite da nuovi servizi di lusso.
Esattamente quello che prevede la legge urbanistica di Erriu e Pigliaru. Che va contro ogni logica turistica, ma non contro la logica del turismo islamico e i desiderata del Qatar.
Perché, come dichiarò all’Unione Sarda l’amministratore delegato del consorzio Costa Smeralda Mario Ferraro, “la legge urbanistica può avere un ottimo impatto sull’economia. Purché rimanga così com’è”.

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