giovedì 3 marzo 2011

mangiare oggi

per produrre un solo kg di carne destinata al consumo umano sono necessari 100.000 litri di acqua, rispetto ai 600 litri per la stessa quantità di grano e 500 litri per le patate.

Di tutto il terreno che nel mondo viene utilizzato per l’agricoltura, poco meno del 40% è destinato a consumo umano, nel restante 60% le coltivazioni servono per l’alimentazione degli animali da allevamento.

Una disponibilità alimentare molto ampia, ma che giova solo ad una piccola parte degli esseri umani: da fonti FAO del 2004, infatti, risultano circa 840 milioni gli esseri umani, soprattutto bambini (e quasi tutti nel Sud del mondo), che soffrono di denutrizione cronica.

Ma, com’è noto, la fame nel mondo non è un problema causato dalla mancanza di cibo prodotto, ma da una sua distribuzione non omogenea e soprattutto dagli sprechi enormi: 36 dei 40 paesi più poveri del mondo esportano cibo verso gli USA e l’Europa.

Il vecchio continente da solo sarebbe autosufficiente nella produzione agricola pro-uomo, mentre deve importare cereali ecc. per soddisfare il fabbisogno nutrizionale legato agli animali da allevamento. L’Etiopia, anche durante la sua peggiore carestia, produceva semi oleosi che esportava per il consumo animale.

Su scala mondiale il 90% dei cereali e della soia prodotti, sono destinati nutrire gli animali e non gli esseri umani. Con la sola produzione di un anno di cereali per uso animale degli stati uniti, si potrebbe sfamare tutta la popolazione mondiale per un anno. (Fonte: www. scienzavegetariana.it)

Consumare carne o pesce non rappresenta soltanto un impatto a livello socio-ambientale rilevante, causa tra l’altro di una consistente parte dell’effetto serra, anche la scienza oramai ha da tempo confermato che il consumo di carne è responsabile dell’insorgere di patologie cardiocircolatorie e tumorali, che sono la maggior causa di mortalità delle popolazioni del mondo occidentale, per non parlare delle patologie dirette come la encefalopatia spongiforme bovina (mucca pazza), l’influenza aviaria e l’ultima e più attuale influenza suina…

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È un problema di conversione energetica: Frances Moore Lappè, altra autorevole economista, rilevava già nel 1979 come negli Stati Uniti al bestiame venissero somministrate 145 milioni di tonnellate di cereali e soia; di queste solo 21 milioni tornavano ad essere disponibili per l’alimentazione umana, sotto forma di carne e uova.

“Il resto, equivalente a circa 124 milioni di tonnellate di cereali e soia, è stato sottratto al consumo umano”. Lappé ha calcolato che se queste 124 milioni di tonnellate fossero state convertite in denaro avrebbero avuto un valore di circa 20 miliardi di dollari e se fossero state convertite per l’alimentazione umana avrebbero fornito l’equivalente di una ciotola di cibo per ogni essere umano del pianeta per un intero anno.

Anche la FAO – dopo aver incentivato per anni lo sviluppo delle colture per il nutrimento animale – conferma oggi che se una dieta vegetariana mondiale potrebbe nutrire 6,2 miliardi di persone, un’alimentazione che comprenda il 25 % di prodotti animali può sfamarne solo 3,2 miliardi.

Frances Moore Lappé definisce gli allevamenti “fabbriche di proteine alla rovescia”. Significa che serve un chilo di proteine vegetali per produrre 60 grammi di proteine animali. Significa anche – come spiegano Sandro Pignatti e Bruno Trezza, autori di Assalto al Pianeta– che per produrre una bistecca da 500 calorie il manzo deve ricavarne 5000. Il che vuol dire mangiare una quantità d’erba che ne contenga 50 mila. Solo un centesimo di questa energia arriva al nostro organismo, il 99 % viene dissipata…

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Lo studio è stato svolto su una vasta popolazione: hanno partecipato tra 1992 e il 2000 un totale di 103.455 uomini e 270.348 donne tra i 27 e i 70 anni provenienti da dieci diversi stati europei. Il progetto è stato denominato "Indagine prospettica europea sul cancro e la nutrizione, l'attività fisica, l'alcool, l'eliminazione del fumo, il mangiare fuori casa e l'obesità" (EPIC-PANACEA).

Nel corso degli anni è stata valutata la quantità di calorie assunte dalla carne e il cambiamento di peso annuale, tenendo conto nel modello dei prossibili fattori confondenti come età, sesso, calori totali assunte, attività fisica, modelli dietetici e altro.

Il risultato dello studio ha evidenziato come il consumo totale di carne era associato in modo positivo con l'aumento di peso, vale a dire, a maggiori consumi di carne si verificava un maggiore aumento di peseo, sia negli uomini che nelle donne, in persone normopeso o sovrappesso, in fumatori e non fumatori. Un aumento del consumo di carne di 250 al giorno (equivalente a una bistecca) porta a un aumento di peso medio di 2 kg dopo 5 anni. Questo vale per qualsiasi genere di carne: carne rossa (di bovino o suino), pollame, carne lavorata (come insaccati).

Gli autori dello studio concludono affermando che i loro risultati suggeriscono che una diminuzione del consumo di carne può migliorare la gestione del peso corporeo e dichiarando che "I nostri risultati sono peraltro a favore della raccomandazione, per la salute pubblica, di diminuire il consumo di carne per migliorare la propria salute"…

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Molti uomini di scienza e di pensiero hanno creduto che la scelta vegetariana fosse quella giusta per l’armonia del pianeta. Dal genio rinascimentale di Leonardo da Vinci, che non poteva sopportare che i nostri corpi fossero le tombe degli animali, fino ad Albert Einstein, il piu’ grande scienziato del’900 che presagiva che nulla darà la possibilità di sopravvivenza sulla Terra quanto l’evoluzione verso una dieta vegetariana.

Anch’io sono convinto che il vegetarianesimo sia inevitabile, per tre motivi, il primo e’ di ordine ecologico/sociale.
I prodotti agricoli a livello mondiale sarebbero in realtà sufficienti a sfamare i sei miliardi di abitanti, se venissero equamente divisi e sopratutto se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare i tre miliardi di animali da allevamento.
Ogni anno 150 milioni di tonnellate di cereali sono destinate a bovini, polli e ovini, con una perdita di oltre l’80% di potenzialità nutritiva: in pratica il 50% dei cereali ed il 75% della soia raccolti nel mondo servono a nutrire gli animali di allevamento.
L’America meridionale, per fare posto agli allevamenti, distrugge ogni anno una parte della foresta amazzonica grande come l’Austria. Trentasei dei quaranta paesi più poveri del mondo esportano cereali negli Stati Uniti, dove il 90% del prodotto importato è utilizzato per nutrire animali destinati al macello.
Viviamo in un mondo dove un miliardo di persone non ha accesso all’acqua pulita e per produrre un chilo di carne di manzo occorrono piu’ di trentamila litri di acqua. Già oggi non riusciamo neppure a contare quante malattie e quante morti potrebbe evitare un minore consumo di carne. Veniamo così indirettamente alla seconda motivazione del vegetarianesimo, che è la tutela della salute. Non ci sono dubbi che un alimentazione povera di carne e ricca di vegetali sia più adatta a mantenerci in buona forma.
Gli alimenti di origine vegetale hanno una funzione protettiva contro l’azione dei radicali liberi, cioè quelle molecole che possono alterare la struttura delle cellule e dei loro geni. Si può quindi pensare che chi segue un alimentazione ricca di alimenti vegetali è meno a rischio di ammalarsi e possa vivere più a lungo.
C’è poi un secondo fattore.
Noi siamo circondati da sostanze inquinanti che possono mettere a rischio la nostra vita. Sono sostanze nocive se le respiriamo, ma lo sono molto di più se le ingeriamo. Consumando carne, ci mettiamo proprio in questa situazione, perché dall’ atmosfera queste sostanze ricadono sul terreno, e quindi sull’erba che, mangiata dal bestiame,(o attraverso i mangimi) introduce le sostanze nocive nei suoi depositi adiposi, e infine nel nostro piatto quando mangiamo la carne. L’accumulo di sostanze tossiche ci predispone a molte malattie cosiddette “del benessere” (diabete non – insulino dipendente, arteriosclerosi, obesità). Anche il rischio oncologico è legato alla quantità di carne che consumiamo. Le sostanze tossiche si accumulano più facilmente nel tessuto adiposo, dove rimangono per molto tempo esponendoci più a lungo ai loro effetti tossici.
Frutta e verdura sono alimenti poverissimi di grassi e ricchi di fibre: queste agevolano il transito del cibo ingerito, riducono il tempo di contatto con la parete intestinale degli eventuali agenti cancerogeni presenti negli alimenti.
I vegetali poi, oltre a contaminarci molto meno degli altrialimenti, sono scrigni preziosi di sostanze come vitamine, antiossidanti edinibitori della cancerogenesi (come gli flavonoidi e gli isoflavoni), che consentono di neutralizzare gli agenti cancerogeni, di “diluirne” la formazione e di ridurne la proliferazione delle cellule malate.
La terza motivazione, ma non l’ultima, è di ordine etico – filosofico ed è quella che ha fatto di me un vegetariano convinto da sempre. Io ero un bambino di campagna, amico degli animali e oggi sono un uomo che ha il massimo rispetto per la vita in tutte le sue forme, specie quando questa non può far valere le proprie ragioni. Il cibo è per me una forma di celebrazione della vita, ma non mi piace celebrare la vita negando la vita stessa ad altri esseri.

Umberto Veronesi da qui

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