martedì 8 maggio 2018

Per un’educazione alla tenerezza - Antonio Graziano



Viviamo in società cosparse di violenza educativa. La violenza educativa è solo la parte manifesta di una violenza diffusa in tutti gli ambiti della nostra vita. È urgente riconoscere gli spazi della vita quotidiana dove si praticano le differenti forme di violenza e trasformarli in spazi di trasformazione dei conflitti, in opportunità di cambiamento, in momenti di Tenerezza. Per cambiare noi stessi. Per cambiare il mondo.
Una relazione educativa è presente ogni volta che nasce un incontro tra due o più persone. L’educazione è un processo presente in ogni relazione. Ritroviamo spazi educativi in famiglia, a scuola, in un centro di accoglienza per richiedenti asilo, in un rifugio per senza dimora, in un carcere, tra un gruppo di pari, in un sindacato, in un centro sociale, in una performance di strada, in un’associazione di volontariato, in un ospedale.
Spesso una relazione educativa è caratterizzata da uno squilibrio nel livello di potere tra le persone che sono parte di quella relazione. Ogni qual volta ci troviamo in una situazione di maggiore potere rispetto ad una persona o ad un gruppo di persone possiamo scegliere due strade. Possiamo esercitare il potere che abbiamo per i nostri interessi, sviluppando sulle altre persone forme di controllo del corpo, del pensiero e delle emozioni. In questo caso stiamo esercitando violenza educativa.
In alternativa, possiamo utilizzare il nostro potere per costruire relazioni partecipative ed orizzontali, basate sulla tolleranza, l’ascolto, la cura reciproca, la condivisione e la tenerezza. Per mettere in pratica questa alternativa dobbiamo prima di tutto lavorare su noi stessi. Dobbiamo comprendere in che momenti della nostra storia siamo stati sottoposti a qualche forma di violenza educativa e come il dolore e la frustrazione che abbiamo provato ci portano a riprodurre quelle stesse forme di violenza nelle nostre relazioni quotidiane.

La violenza che abbiamo subito, e che forse continuiamo a subire, ha creato dei blocchi presenti nella nostra mente. Sono dei blocchi che ci impediscono di realizzare un cambiamento a livello personale e professionale ed esprimere il nostro potenziale. Nel Manuale alla conduzione dei gruppi ho individuato cinque blocchi presenti in ambito educativo che ritroviamo, sotto altri aspetti, in tutti gli ambiti della nostra vitaSono delle voci che ci parlano in continuazione e controllano le nostre azioni e quelle delle persone a noi vicine.
La prima voce di dice che non abbiamo la formazione e le capacità per realizzare i nostri sogni. Se non eliminiamo questa voce, la frustrazione che carichiamo sulle spalle ci porterà ad insegnare alle persone con cui entriamo in relazione che non saranno mai in grado di raggiungere degli obiettivi concreti e di essere felici.
La seconda voce ci sussurra che siamo soli in questo mondo, che quelli che definiamo alleati sono in realtà nostri avversari invidiosi, che è impossibile trovare delle persone che condividano i nostri sogni. Se non eliminiamo questa voce insegneremo alle persone che ci circondano che la solitudine è l’unica energia che possono trovare nel proprio Cuore.
La terza voce ci spiega a nessuno interessa la maniera in cui pensiamo, parliamo e viviamo, che siamo noiosi ed alle volte siamo di troppo. Se non teniamo a bada questa voce trasmetteremo ai nostri figli, ai nostri studenti o ai nostri amici l’idea che ovunque vadano si sentiranno inadeguati, che dovranno vivere e sopportare la derisione e l’amara ironia del mondo.
La quarta voce dice alla nostra mente che non possiamo avere una vita creativaChe come adulti dobbiamo essere seri, noiosi ed escludere il gioco dalla nostra quotidianità perché non siamo più bambini. Se non superiamo questa voce diventeremo ogni giorno più tristi e trasmetteremo ad altri la tristezza, fino a trascinarci nella depressione di una vita con banali toni di grigio.
La quinta voce afferma non possiamo avere una vita sostenibile e gratificante allo stesso tempo. Se non superiamo questa voce condivideremo con chi ci è vicino l’idea che non possiamo trovare un lavoro che ci piace, che lavorare significa soffrire, accettare orari disumani, mansioni poco interessanti e relazioni dolorose.
Possiamo eliminare queste voci una ad una dalla nostra società. Ma per farlo dobbiamo iniziare da noi. Possiamo riscoprire il nostro potere personale e dire a noi stessi che qualsiasi strada decidiamo di percorrere, saremo in grado di farlo. Ma è importante ricordare che non possiamo iniziare il cambiamento, se non a partire da noi. Se siamo in grado di uscire dalla nostra zona di comfort ed iniziare il cambiamento, cambieremo la nostra vita. Se cambiamo la nostra vita, cambieremo il mondo. Sarà un cambiamento in nome della “Tenerezza”. Un cambiamento con il cuore al centro.

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