lunedì 26 settembre 2016

Landgrabbing, omicidi e sfratti: una spirale di violenze nella corsa globale alla terra

Un nuovo rapporto di Oxfam, presentato oggi a Terra Madre, rivela che circa il 60% degli accordi terrieri degli ultimi 16 anni ha sottratto terre comuni ai popoli che le abitano. 2,5 miliardi di persone appartenenti ai popoli indigeni abitano più di metà della Terra, ma solo a 1/5 vengono riconosciuti titoli di proprietà
Il diritto alla terra per gran parte dei popoli indigeni e le comunità di piccoli agricoltori è sempre più un miraggio. In milioni sono costretti con la forza a lasciare la propria casa, mentre nel mondo si registra che un’estensione di terra pari alla Germania è stata messa in vendita nel totale disprezzo dei loro diritti. A rivelarlo è il nuovo rapporto di Oxfam, Custodi della terra, difensori del nostro futuro, realizzato in collaborazione con la Land Matrix Iniziative e presentato oggi a Terra Madre nell’ambito della campagna Land Rights Now.

L’impennata di violenza nella corsa alla terra. Il 75% delle oltre 1.500 transazioni fondiarie, indagate negli ultimi 16 anni, riguarda contratti relativi a progetti già in fase di realizzazione; ma il dato più preoccupante è che il 59% di queste riguarda terre comuni rivendicate da popoli indigeni e comunità di piccoli agricoltori, la cui titolarità alla terra è scarsamente riconosciuta dai governi. Solo in rari casi si è stabilito un dialogo preventivo con le comunità, mentre più spesso, e tragicamente, si è fatto ricorso alla violenza estrema che ha portato a omicidi e sfratti indiscriminati in moltissimi villaggi. Una prassi che, dalle osservazioni sul campo, sembra diventare la norma...

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