martedì 24 maggio 2016

se n'è andato Pluto, il cane del terremoto





“Se non c’è Pluto, vuol dire che non è una cosa importante”. E’ la frase che io pronunciavo, scherzando (ma fino a un certo punto) se a una manifestazione non vedevo comparire l’inconfondibile sagoma di Pluto. Pluto ju cane, aveva una pagina facebook tutta sua, con migliaia di like. Era famoso, Pluto, già prima del terremoto. Perché a ogni manifestazione lo vedevi comparire col suo fido assistente Chicco a seguire (o più spesso precedere) le sfilate. Alla Perdonanza era sempre presente, scompariva, o meglio, lo nascondevano per evitare che fosse portato in canile, solo in occasione del Corteo della Bolla. Ogni volta lui c’era. Ma è dopo il sisma del 6 aprile 2009 che la fama di Pluto ju cane ha iniziato a varcare i confini dell’Aquila. Pluto è allora diventato “il cane del terremoto”, quel quadrupede che è rimasto in centro storico anche quando il centro dell’Aquila era un cumulo di palazzi svuotati da dentro. “Chissà se Pluto c’è ancora”, si chiedeva chi, col caschetto in testa, entrava in centro accompagnato dai Vigili del fuoco. E Pluto compariva, pelle e ossa. Ma lui stava lì. Un giorno arrivò la voce che Pluto fosse stato catturato e messo in un canile. Su facebook scoppiò la rivolta. Migliaia di persone chiesero che il cane venisse rimesso al suo posto, a fare la guardia alla città distrutta. Un giorno il Comune decise anche di promulgare una ordinanza che, per tutelare “il decoro”, doveva impedire di dare da mangiare ai randagi. Che, apro una parentesi, randagi non sono, in quanto chippati e di fatto di proprietà pubblica e assegnati agli animalisti. Anche in questo caso ci fu la rivolta, con addirittura manifestazioni al Castello, nel punto in cui ancora oggi ci sono le cucce dei randagi. E in quel punto ci fu anche la conferenza stampa degli ambientalisti quando il Comune ritirò la delibera incriminata. Le cucce al Castello furono spostate una volta sola, quando arrivò il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a inaugurare l’auditorium del Parco realizzato da Renzo Piano. Allora i cani furono nascosti un pochino più lontano, ma tornarono al loro posto il giorno dopo. Col passare del tempo, Pluto era diventato un simbolo, a dispetto delle sue intemperanze con i ciclisti (mitico fu l’inseguimento alla villa comunale al passaggio di una tappa ciclistica) e di quelle con gli altri cani. Un writer di lanciano, Macs, artista conosciuto a livello internazionale, ne fece uno straordinario e commovente ritratto che per mesi campeggiò a via Garibaldi. Pluto ju cane era il simbolo dell’Aquila che dopo terremoto aveva resistito a ogni avversità. Gli aquilani, tutti o quasi, vedevano in quel quadrupede arrivato in piazza Duomo chissà da dove nel 2003 e che negli ultimi mesi arrancava con le articolazioni gonfie, il simbolo di chi, nonostante tutte le avversità, non ha mollato mai. Qualcuno sta pensando di fare un monumento, da mettere in un angoletto al Castello. Come Balto, il cane da slitta che salvò decine di persone portando il vaccino in uno sperduto villaggio dell’Alaska, come quello a Taro e Jiro di Osaka, in memoria dei due cani ritrovati un anno dopo che la spedizione li aveva dovuti abbandonare in Antartide insieme ad altri 13 cani da slitta. O come Hachikō, il cane famoso per la sua fedeltà, che aspettò per anni alla stazione il padrone morto improvvisamente. Storie da film, è vero, ma Pluto ju cane un simbolo lo era diventato per davvero. Almeno per noi…

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