lunedì 7 marzo 2016

Il mio respiro nel mare della depressione – Ian Thorpe

 

Anche se lotto ancora contro la depressione, ho deciso di non permetterle di influenzare chi sono e come mi sento.
Ho raggiunto tanti traguardi importanti e sto lavorando per raggiungerne altri. A volte è realmente sfibrante e mi capita anche di pensare che nella gara della vita gli altri stiano gareggiando con un po' di vantaggio e forse e anche giusto così.
Quando capisci, conosci e accetti il ruolo che ti è stato attribuito, ottieni un'immagine molto chiara di ciò che sei, così come capisci ciò che significa davvero essere umano, in tutte le sue sfumature. In questo modo, non solo impari a conoscere te stesso ma cominci anche a capire gli altri. Puoi vivere la vita con empatia e comportarti in modo da essere davvero quel cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
La mia battaglia contro i disturbi psicologici è iniziata con l'adolescenza. In tanti non sono in grado di vedere il mio dolore, né sono capaci di capire come esso si traduca nelle mie lotte quotidiane. Per molti avevo il mondo nelle mie mani: ero un atleta talentuoso, un giovane studente e avevo l'innocenza di credere in un mondo migliore da lasciare ai posteri (continuo ad appigliarmi a quest'ultimo obiettivo malgrado sia ora conscio della miriade di lotte a cui è sottoposto il mondo). Il mio futuro sembrava splendido. È questo il grande inganno della depressione e di qualsiasi altra malattia mentale: la differenza tra quello che sembra è quello che risiede nell'agonia.
La depressione è irrazionale, dietro quella che potrebbe sembrare una vita quasi idilliaca può celarsi in realtà un vero e proprio inferno. Chi non ha mai vissuto un'esperienza simile non può capire. Se guardo la mia vita dall'esterno e guardo i tanti doni che essa mi ha dato, il successo e il talento, mi rendo conto che per gli altri è difficile capire la mia battaglia.
Ho ceduto al senso di colpa di capire quanto fosse fortunata la mia vita se paragonata a chi non ha avuto la mia stessa sorte. Sono cresciuto e vivo in un paese in cui la mia mera esistenza non è messa costantemente a repentaglio. Ho tante possibilità, così come posso chiedere ai migliori professionisti di assistermi nelle cure per la mia malattia.
Ho tutto questo eppure a volte non sono in grado di godere, abbracciare e sperimentare la vita nella maniera più profonda e sostanziale, in modo da poterne ricavare un vero senso di soddisfazione. È questo ciò che mi preoccupa maggiormente. Quando guardo la mia vita dall'esterno, sento il peso di questo mio privilegio e spesso combatto le aspettative che ne derivano. Avere così tanto e sentirsi così piccoli: potrebbe essere questa la malattia di cui soffriamo in molti nel mondo sviluppato attuale. La depressione aggrava tutto.
Il greve senso di colpa e la repulsione per ciò che si è, conducono e perpetuano il circolo della depressione, in cui il rifiuto di se stessi alimenta la parte più scura della mente, gioca e stuzzica le emozioni e il tutto rende impossibile uscire di casa o addirittura alzarsi dal letto. Si abbandonano così la società e gli amici. Si è incapaci di lavorare e si vive nella solitudine in balia delle emozioni, alquanto debilitanti.
Credo che ognuno abbia la possibilità di creare e forgiare la propria realtà. So quanto è difficile a volte e io stesso ci lotto. Possiamo anche trovarci nella morsa della nostra depressione ma abbiamo sempre la possibilità di controllarla in qualche modo. Se dimostri accondiscendenza verso la tua malattia e la accetti, allora cadrai nella trappola della depressione e dell'atteggiamento che la depressione ti obbliga ad assumere.
Non ho alcuna intenzione di banalizzare quello che qualcuno sta attraversando. Mi è capitato di diventare un eremita e di chiudermi al mondo. Ho scelto di isolarmi e di concedermi alcuni giorni per lottare; così facendo ho aumentato il mio controllo, la mia accettazione e il rispetto per quello che stavo vivendo.
C'è bisogno di tornare a far parte di questo mondo, a tutti è concessa la possibilità di ricostruire la propria resilienza nei confronti dei propri tormenti. È possibile ritrovare il senso di se stessi e sentirsi nuovamente parte di questa vita. Oggi, sono in grado di apprezzare la vita, non solo dimostro riconoscenza ma cerco anche di viverla al meglio. Mi sento tremendamente felice e voglio ricordare agli altri che vale la pena perseguire la felicità. Non do per scontato nessuna delle possibilità che la vita mi ha regalato.
In passato ambivo solo ad accontentarmi. Cercavo di convincermi che non ero degno di essere felice e che le mie aspettative dovevano essere realistiche. Ora, invece, scelgo quotidianamente di pretendere di più da me stesso e di avere più aspettative. Tale atteggiamento mi fa avvertire queste vecchie paure come remote. Anche se ci ho messo un po' per arrivare a questo punto, posso assicurare che ne è valsa la pena. Sono conscio delle meraviglie di cui è pieno il mondo e vivo ogni giorno con un entusiasmo che non ho provato in passato, un tempo talmente lungo che mi pare un'eternità. In realtà non è stato poi così lungo, né così lontano.
Guardo al futuro con entusiasmo, senza quella trepidazione che mi attanagliava quando mi chiedevo quando e se avrei vissuto un altro episodio depressivo. Ora so che questo implica lavorare ogni giorno per non permettere a me stesso di essere una persona depressa.

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