venerdì 26 febbraio 2016

Le straordinarie abilità dei popoli indigeni nella conservazione dei loro ambienti


I popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro.
Gli Awá della foresta amazzonica nord-orientale, in Brasile, conoscono almeno 275 piante utili e almeno 31 specie di api. A ogni tipo di ape è associato un animale della foresta, come la tartaruga o il tapiro.
Negli anni ’80 il Programma Gran Carajás aprì le terre awá a taglialegna e allevatori illegali; da allora, più del 30% di uno dei territori della tribù è stato distrutto.
I “Pigmei” Baka dell’Africa centrale mangiano 14 tipi diversi di miele selvatico, e più di 10 tipi di igname. I Baka lasciano parte della radice nel terreno e in questo modo diffondono nella foresta l’igname selvatico – uno dei cibi preferiti da elefanti e cinghiali.
I Baka imparano sin da piccoli a non eccedere nella caccia degli animali della foresta. “Quando troviamo una femmina con il suo piccolo, non possiamo ucciderla” racconta una donna baka. “In particolare, è severamente proibito uccidere i cuccioli se camminano vicino alla loro madre”.
Tuttavia, nonostante la loro intima conoscenza dell’ambiente, i Baka del Camerun sud-orientale vengono arrestati, picchiati, torturati e persino uccisi dai funzionari forestalifinanziati e sostenuti dal gigante della conservazione WWF.
Boscimani consumano più di 150 specie di piante; la loro dieta è ricca di vitamine e altri elementi nutritivi. Tuttavia, se vengono sorpresi a cacciare per nutrire le loro famiglie, gli ultimi cacciatori boscimani d’Africa subiscono abusi, torture e arresti.
“So come prendermi cura degli animali. Con gli animali sono nato e vissuto; qui c’è ancora tanta selvaggina” ha detto un Boscimane. “Se venite nella mia terra troverete tanti animali, e questo dimostra che so prendermi cura di loro. In altre aree, non ce ne sono più.”
In India i Baiga hanno dato vita a un progetto per “salvare la foresta dal dipartimento forestale” e hanno stabilito regole, per la propria comunità e per gli esterni, a protezione della foresta e della sua biodiversità. Grazie al loro progetto, la disponibilità di acqua è aumentata e la tribù ha potuto raccogliere nella foresta più erbe e medicine rispetto a prima.
La tribù non caccia le tigri – al contrario, considera questo animale la sua “piccola sorella”. Tuttavia, migliaia di Baiga – così come altri popoli indigeni dell’India – sono stati sfrattati illegalmente e con la forza dalle loro terre ancestrali nel nome della ‘conservazione’ della tigre, mentre i turisti sono benaccetti.
“Le guardie forestali non sanno prendersi cura delle tigri” ha detto un uomo baiga. “Se ne vedono una, fanno venire molti gruppi di turisti a vederla. Tutto ciò è davvero dannoso per le tigri, ma i guardaparco non riescono a capirlo.”
Ci sono molti altri esempi che dimostrano come i popoli indigeni siano i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale – immagini satellitari e ricerche accademiche, ad esempio, rivelano che i popoli indigeni costituiscono una barriera fondamentale contro la deforestazione delle loro terre. Nonostante ciò, gli indigeni vengono sfrattati illegalmente nel nome della “conservazione”. Anche se le hanno vissute e gestite per millenni, spesso le loro terre sono erroneamente definite vergini.
 “I popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro – dopo tutto li gestiscono, e ne dipendono, da millenni” ha dichiarato il Direttore generale di Survival, Stephen Corry. “Se vogliamo che la conservazione funzioni davvero, i conservazionisti dovrebbero iniziare a chiedere ai popoli indigeni di quale aiuto hanno bisogno per proteggere le loro terre, ascoltarli, ed essere pronti a sostenerli il più possibile. Quando si parla di conservazione urge davvero un cambiamento radicale di mentalità. "

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