domenica 21 febbraio 2016

A Budapest si allarga la città decrescente - Oscar Güell Elias


Ogni domenica mattina, poche ore dopo aver salutato i più nottambuli, il Szimpla Kert, il bar più famoso di Budapest, si trasforma in un mercato di prodotti locali. Circa 40 produttori/venditori e un migliaio di visitatori danno vita a questo mercatino nel quale tutto ciò che viene venduto è stato prodotto a non più di 50 chilometri dalla capitale. Un gruppo di volontarie che prepara cibo per raccogliere fondi a scopo di beneficenza e un trio musicale completano la scena che Vincent Liegey, attivista del movimento per la decrescita, definisce come “decrescente”.
Spiega Liegey: “La gente qui è gentile e felice, tutti si conoscono e comprano cibo sano e biologico di produzione locale“. Liegey, che ha scritto un libro dal titolo Proyecto Decrecimiento, assicura che sempre più persone vogliono riappropriarsi della propria vita perché non sono soddisfatte del modello di vita attuale. Accanto a lui, Logan Strenchock, responsabile per l’ambiente e la sostenibilità presso l’Università Centroeuropea di Budapest, vende ortaggi dell’azienda agricola biologica Zsámboki Biokert . Nel frattempo, risponde anche alle domande di una giornalista interessata al suo progetto e saluta parecchie persone che passano vicino alla sua bancarella. Come dice Liegey, nel mercatino tutti si conoscono. Levente Erös, che sta lì con loro, è il creatore di Kantaa, un’impresa che effettua consegne in maniera sostenibile, usando come mezzo la bicicletta; in questa attività lavorano nove persone. Tutti e tre collaborano al progetto denominato Cargonomia che a Budapest prevede la consegna in bicicletta di alimenti biologici.
L’idea di decrescita è alla base di questo progetto comune, tuttavia Erös ha dei dubbi se definire sé stesso come attivista della decrecita. “La gente dice che sono un attivista della decrescita, ma non lo so, non è mia intenzione esserlo, voglio solo mostrare alle persone come si può vivere in altro modo”, si difende questo ingegnere elettrico, mentre elude le domande sulla politica, sostenendo che questo è un argomento per Vincent e che lui è solo un esperto di biciclette.
Vincent Liegey, che tiene conferenze sulla decrescita in tutta Europa, spiega che quella che stiamo vivendo “non è una crisi ambientale, un’altra economica, un’altra sociale…ma che tutte le crisi sono interconnesse e non si può cercare di risolvere un solo problema a prescindere dal resto. La decrescita collega diverse discipline per comprendere i problemi in forma globale e trovare una soluzione alla radice degli stessi “. La soluzione che propone si basa sul “decostruire” la fede nel progresso, nello sviluppo, nella scienza e nell’economia per cominciare una transizione democratica verso nuovi modelli per una società sostenibile, piacevole, autonoma, democratica e giusta.
Liegey fa parte del gruppo di persone che sta preparando la prossimaconferenza internazionale sulla decrescita che si terrà a Budapest dal 30 agosto al 3 settembre 2016. Secondo lui, Budapest è una sede eccellente per l’evento perché già si vive una certa atmosfera di decrescita. La bassa densità di popolazione nel centro città, la tradizione creativa nel risolvere i problemi e le numerose iniziative sorte in manera indipendente e decentralizzata, danno forza al movimento.
Una delle iniziative più interessanti è Wekerle Estate. Quasi alla fine della linea 3 della metropolitana, accanto alla fermata di Hátar út, si trova questo quartiere che è stato creato agli inizi del XX° secolo per dare alloggio agli operai giunti in città dai paesi e rendere più facile il loro adattamento alla vita di città. Difatti, entrare a Wekerle è come uscire dalla città e addentrarsi in un villaggio. Le basse case unifamiliari con un orto per coltivare ortaggi, continuano ad essere l’immagine tipica del quartiere.
Negli ultimi anni, in questo particolare quartiere che attualmente fa parte della rete delle città in transizione, due associazioni di quartiere assieme alle associazioni WTE e Átalakuló Wekerle, hanno dato impulso a iniziative ecologiche e solidali come, ad esempio, un mercatino di produttori locali, l’isolamento termico gratuito delle finestre delle abitazioni per le persone più povere, il compostaggio negli orti delle case, l’uso di cibi locali nelle mense scolastiche o corsi di agricoltura biologica. Krisztian Kertesz, membro della direzione di WTE, sottolinea che “ci sono molte persone che potrebbero pagare affitti più cari in altre zone della città ma preferiscono vivere a Wekerle per il tipo di vita che abbiamo qui”.
A Budapest, la decrescita ha anche il suo aspetto accademico. Miklós Antal è un ricercatore della Eötvös Loránd University e sebbene non si consideri un “decrescente”, studia come abbandonare l’attuale paradigma economico e ridurre la dipendenza dalla crescita. Oltre a fornire una base scientifica a molte idee di questo movimento, Antal applica la semplicità volontaria alla sua vita quotidiana. Non viaggia in aereo perché lo considera uno spreco e in città usa sempre la bicicletta; è vegetariano, non mangia alcun cibo prodotto da società che non gli vanno a genio, non compra prodotti testati sugli animali né quelli che contengono prodotti chimici inutili e cerca di essere moderato nei consumi. Antal difende la sua posizione spiegando che nei paesi sviluppati si potrebbe raggiungere lo stesso livello di felicità con la metà del PIL attuale, perché “un maggior consumo non ci rende più felici”.
Antal aggiunge: “Faccio molte cose diverse dal resto delle persone, ma in fondo ho una vita normale: è solo un modo per dimostrare che si può vivere in maniera sostenibile e allo stesso tempo avere una vita normale“. Poi indica sé stesso e commenta dicendo che il suo aspetto è simile a quello di qualsiasi altra persona dell’università. Ed è così. Così come è del tutto normale il ristorante accanto all’università dove si reca a mangiare anche se in questo caso, confessa che già da tempo ha convinto i cuochi a proporre ogni giorno un menù vegetariano. Prende la bottiglia vuota del succo che ha bevuto mentre mangiava, perché sa che lì, tuttavia, non effettuano il riciclo.
Prima di incamminarsi, dice che è fiducioso che in futuro il sistema cambierà e ricorda che i suoi genitori pensavano che avrebbero trascorso tutta la loro vita in un pase socialista, ma alla fine non è stato così.

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