martedì 19 maggio 2015

Pessime notizie per le Foreste tropicali

La distruzione del manto forestale nella Nuova Guinea occidentale, controllata dall’Indonesia, prosegue incessante per ampliare le piantagioni di Palma da olio.   L’olio di palma è ormai un vero e proprio affare e le complicità del governo indonesiano con le società che praticano la deforestazione più selvaggia è palese. Il lucro è il loro filo conduttore.
Che la produzione di energia da biomasse e i biocarburanti non fossero esenti da gravi problematiche ambientali è ormai un dato acquisito, l’E.P.A. (United States Environmental Protection Agency) ha depennato il biodiesel realizzato da olio di palma dall’elenco deicombustibili “ecologici” secondo gli standard statunitensi.
In più distrugge le foreste tropicali.
Eppure si continua a venderlo come combustibile ecologico ed ecosolidale.
Anche in Brasile avanza la deforestazione.
Dopo l’approvazione definitiva (2012) della modifica del codice forestale brasiliano, oggi laforesta pluviale dell’Amazzonia è ancora più a rischio.
I dati dei tagli forestali segnano un + 63% nel 2014 rispetto al 2013. Prendendo in considerazione i tagli selettivi e gli incendi, secondo l’associazione ambientalista Imazon, l’aumento sarebbe addirittura del 161%.
Drammatico quanto reso noto in occasione della recente Giornata internazionale delle Foreste (21 marzo 2015).    Secondo dati elaborati dalla F.A.O. (marzo 2014), la superficie forestale mondiale è diminuita di circa 5,3 milioni di ettari l’anno nel periodo 1990-2010, pari a una perdita netta come quasi 4 volte le dimensioni di un paese come l’Italia. I risultati, aggiornati con il sondaggio globale di rilevamento a distanza, mostrano che nel 2010 la superficie forestale complessiva era di 3.890 milioni di ettari, il 30% della superficie totale della Terra.
Nel mondo la riduzione del suolo occupato da foreste (1990-2010), causata principalmente dalle attività umane (in primo luogo dalla deforestazione), è stata di 15,5 milioni di ettari l’anno.  Questo calo è stato parzialmente compensato dagli aumenti di superficie forestale, attraverso il rimboschimento e l’espansione naturale delle foreste, di 10,2 milioni di ettari l’anno.
Ci sono state notevoli differenze a livello regionale nelle perdite e negli aumenti di superficie forestale: “L’area di foreste tropicali è diminuita in Sud-America, in Africa e in Asia – con la più grande perdita in termini assoluti nelle aree tropicali del Sud-America – seguita dall’Africa tropicale, mentre aumenti di superficie forestale sono stati riscontrati in Asia subtropicale e nelle Aree a clima temperato. Le foreste nel mondo sono distribuite in modo non uniforme, con poco meno di metà nelle zone tropicali (45% della superficie forestale totale), circa un terzo nelle zone boreali (31%) e aree di minore entità nelle zone temperate (16%) e subtropicali (8%)”.
E’ ora di difendere strenuamente le nostre foreste e di incrementarne la superficie, ne va del nostro futuro.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
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dalla Newsletter di Salva le Foreste, 6 maggio 2015
Papua: l’olio di palma si mangia tutto.
(Mongabay.com) C’è un detto nel settore indonesiano dell’olio di palma: Sumatra era ieri, Kalimantan è oggi, e Papua è domani. Questo domani potrebbe anche essere già arrivato. Un nuovo rapporto mette in luce la rapida espansione delle piantagioni di palma da olio nell’area della Nuova Guinea controllata dall’Indonesia.
Il rapporto, pubblicato da una coalizione di foto associazioni, tra cui Pusaka e Awas MIFEE. fa i nomi delle imprese, uno per uno. Alcuni sono grandi conglomerati. Altri appaiono imprese di facciata, alcune perfino con indirizzo falso, create all’occasione per nascondere altri attori.  Sul progetto regna un’aura di segretezza. Gran parte delle imprese coinvolte, rifiuta di rivelare qualsivoglia informazione sui progetti, e i funzionari governativi preposti al progetto sembrano altrettanto riluttanti dal rilasciare informazioni. Informazioni sono per giunte dalle associazioni locali, dalle chiese e dalle comunità indigene. Il risultato è un Atlante della palma da olio in Papua occidentale, che disegna un quadro inquietante della deforestazione in arrivo.
Un quadro quasi sconosciuto. “Con la scusa del conflitto col movimento indipendentista, il governo indonesiano ha reso quasi impossibile agli osservatori internazionali viaggiare in Papua occidentale, e questo ha fatto sì che non l’opinione pubblica internazionale non è informata delle gravi minacce per l’ambiente” spiega il comunicato delle associazioni.
Mappe dettagliate organizzate per distretti, mostrano l’avanzata delle piantagioni di palma da olio nella regione. Nel 2005 c’erano appena cinque piantagioni operative, nel 2015 sono quadruplicate, e altre 20 hanno quasi completato la pratica di autorizzazione. Ma molte altri progetti hanno avviato le pratiche, e in pochi mesi potrebbe iniziare ad essere operativo. “Se verranno create tutte queste piantagioni, la palma da olio si estenderà su di 2,6 milioni di ettari,  la maggior parte dei quali è ora coperta foresta tropicale”, spiegano le associazioni.
I conglomerati con imprese della regione sono guidati da alcuni degli uomini più ricchi dell’Indonesia: Bachtiar Karim (Musim Mas), Sukanto Tanoto (Reale Golden Eagle), Eka Tjipta Widjaja (Sinar Mas), Anthony Salim (Salim Group) e Peter Sondakh (Rajawali).
Altri importanti gruppi con sede in Malesia, Hong Kong, Sri Lanka: George Tahija, Austindo Nusantara Jaya, Medco di Arifin Pangioro, Lion, Noble e Carson Cumberbatch.

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27 aprile 2015
Brasile, torna la deforestazione.
E ‘ufficiale: secondo fonti governative, la deforestazione in Amazzonia è in tornata ad aumentare, con un sensibile incremento rispetto all’anno scorso. L’Istituto per la ricerca spaziale (INPE) ha pubblicato i nuovi dati sulla base di analisi satellitare, secondo cui la deforestazione è stata il 63 per cento più elevata nel 2014, rispetto all’anno precedente. Secondo l’organizzazione ambientalista Imazon, la distruzione delle foreste è stata molto più ampia se si prende in considerazione il taglio selettivo e gli effetti degli incendi: 161 per cento in più rispetto all’anno precedente.
A febbraio, il governo brasiliano ha mosso uno dei suoi maggiori passi nella lotta contro la deforestazione illegale: l’agenzia di applicazione ambientale IBAMA ha arrestato Ezequiel Antônio Castanha, il capo della banda che con il disboscamento illegale ha saccheggiato 15.000 ettari lungo l’autostrada BR-163 nello Stato del Pará. In dieci anni il governo ha ben lavorato per frenare il disboscamento illegale, ma la deforestazione non si è fermata.
In realtà, la deforestazione è sempre più un “fenomeno legale”. Il nuovo codice forestale, approvato dopo una campagna lunga dalla lobby agroalimentare, ora permette al contadino di cancellare e convertire in piantagione un più alto tasso di foresta. Il boom delle esportazioni reso possibile dal basso corso della valuta brasiliana, offre un ulteriore incentivo per cancellare le foreste per espandere le piantagioni, anche perché il taglio anche illegale per l’agricoltura non è più gravemente sanzionato. La corsa per la produzione di colture per l’esportazione sta ora restringendo la foresta amazzonica.
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