sabato 24 gennaio 2015

10 punti sulla Resistenza che ricomincia dalle montagne… - di bortocal

… almeno la mia.
* * *
Ecco alcune riflessioni, sempre mie: una specie di bilancio esistenziale in 10 punti.
1.     Viviamo soffocati dalla burocrazia, che solo apparentemente e` stupida, ma invece e` perfettamente mirata e ha lo scopo di costringerci a soddisfare tutti i nostri bisogni primari attraverso il mercato.
Riconquistare l’auto-sufficienza come produttori diretti di quel che serve ai nostri bisogni fondamentali e` un primo modo di liberarsi dalla dittatura del mercato e delle merci.
2.     La seconda forma di condizionamento capillare delle nostre vite sta nella moltiplicazione dei bisogni superflui, che fanno conto anche sul bisogno di ostentazione tipico di molti esseri umani, che, non potendo distinguersi per quello che sono, credono di poterlo fare per quello che hanno.
La prima libertà e` quella psicologica dai bisogni che non ci appartengono.
3.     Non tutto quello che il mercato offre e` in se stesso disprezzabile e una totale liberazione dal mondo delle merci e` impossibile. E tuttavia
non e` difficile selezionare anche praticamente tra i bisogni indotti quelli che non corrispondono alla propria natura profonda e rifiutarli; la selezione dei bisogni diminuisce il grado di dipendenza economica e dunque aumenta il grado di libertà personale.
4.  Da tempo lo scopo del continuo aumento della produzione non e` altro che l’accumulazione di ulteriore guadagno di chi affoga già nei soldi.
Questo problema dello spasimo di chi ha già tutto di volere ancora di più non ci riguarda.
Sottrarsi all'obbligo imposto di arricchirsi a tutti i costi e` un primo modo di indebolire la dittatura economica di chi ha troppo.
5.    Il mondo oggi non ha bisogno di aumentare ulteriormente la produzione del superfluo, ma di migliorare la felicita` concreta degli esseri umani; l’aumento della produzione di merci aumenta l’infelicità della massa degli esclusi e non soddisfa a sufficienza l’infima minoranza di coloro che possono avere inutilmente tutto.
Possiamo cominciare a cambiare questo stato di cose e a rifiutare il superfluo almeno per noi stessi; gli altri si regolino come credono e per quel che sentono.
6. Il problema di tutti coloro che non hanno abbastanza non dipende affatto da una insufficiente produzione di beni, ma dalla loro cattiva distribuzione: e` matematicamente chiaro che se una minoranza dell’1% possiede la meta` della ricchezza mondiale, e` sufficiente riportare questa minoranza nella media per raddoppiare la ricchezza media del resto della popolazione: e sarebbe perfino troppo.
Ma non occorre neppure pensare a soluzioni cosi` estreme: e` sufficiente un modesto incremento della tassazione sui grandi patrimoni per migliorare sensibilmente le condizioni di vita delle fasce di popolazione che vivono in poverta` estrema.
Agire politicamente per una migliore distribuzione dei beni comincia con la possibilità di averne di propri da mettere a disposizione di chi ne ha bisogno.
7.    Un potere ostile moltiplica le regole e le forme di tassazione e di controllo per impedire agli esseri umani di vivere secondo la propria natura originaria in spontaneità e collaborazione immediata  con gli altri.
Riappropriarsi di queste forme di vita autogestite e spontanee e` un modo di opporsi ad un potere pervasivo, malvagio e stupido.
Un ampliamento deciso della propria autonomia economica, anche attraverso la riscoperta di piccole forme di baratto solidale, e` la strada maestra della felicita`, della libertà` e della dignità`.
8.     I luoghi da cui molti fuggono perchè appaiono incompatibili con i modi di vita innaturali che ci vengono imposti presentano proprio per questo le condizioni di una natura meno devastata che altrove e ci restituiscono la bellezza del sentirci parte di un tutto vitale e di un pianeta vivo.
Le montagne sono il luogo privilegiato di questo patrimonio naturale in grado di ricomprenderci come figli suoi.
Ritornare alla natura, per quel che se ne e` salvato, ha tutto il valore di un no dichiarato ai paesaggi dolorosi da osservare che hanno devastato irrimediabilmente il territorio nel quale vivono le nostre città trasformandolo già da ora in un panorama post-umano.
9.     La montagna può essere anche il luogo fisico dove la rete della propaganda di massa arri va a estendere i suoi tentacoli con qualche difficoltà`.
I collegamenti intermittenti dei cellulari, delle reti internet, la ricezione più difficoltosa delle notizie manipolate che si sforzano di mantenerci nel flusso di un lavaggio cerebrale continuo non sono una limitazione, ma una ricchezza.
Ci consentono più facilmente quella osservazione critica delle notizie che e` la prima e non rinunciabile condizione della nostra libertà mentale, oppure facilitano la decisione di non dare alcun tipo di ascolto ai canali che evidentemente ci manipolano.
10. Vivere con naturalezza guardando le fabbriche e le superstrade centinaia di metri sotto di noi assomiglia molto al rifugiarsi in un nido d’aquila, rifiutando il destino del pollo di allevamento al quale qualcuno voleva incatenarci.
Camminare sul crinale di una montagna in silenzio e in pace con tutti, amare l’azzurro del  cielo e il mondo lontano sono ciascuno il gesto semplice di una rivoluzione silenziosa.

Del resto non siamo neppure obbligati a proporre alcuna rivoluzione a coloro che non sono interessati: il cielo azzurro che entra nei nostri polmoni attraverso il libero respiro può anche essere il premio, limitato, senza alcuna ingiustizia, a coloro che l’hanno cercato e scelto.



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