lunedì 22 dicembre 2014

Una mano che cura - Maria D’Asaro

A Palermo, su certi slabbrati marciapiedi di periferia, tra feci canine essiccate e rifiuti di ogni genere, il passante meno distratto nota anche talvolta dei recipienti di acqua ricavati da piccole vaschette o da bottiglie di plastica tagliate a metà: indovina che una mano pietosa li ha deposti lì perché qualche volatile o animale randagio, cane o gatto che sia, se ne possa servire. Mentre non è raro trovare, ai piedi di un albero o nei pressi di un giardino abbandonato, vaschette con resti di cibo, scorgere anche i recipienti colmi di acqua fresca e pulita è meno frequente. E allora il passante mastica piano un pensiero e nutre nel cuore un filo di gioia: finché il desiderio di cura alberga in anime generose, fino a quando qualcuno si preoccupa di dare da bere a sconosciute creature di strada, c’è ancora un po’di speranza di vita buona, in questo pianeta.                                                       
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