mercoledì 9 luglio 2014

Nessuno potrebbe resistere alle grida delle balene in agonia

«Se immaginiamo un cavallo con due o tre lance esplosive nello stomaco, poi costretto a tirare sanguinante il carretto di un macellaio per le vie di Londra, possiamo avere buon’idea dei metodi di uccisione delle balene. I balenieri stessi ammettono che se le balene potessero gridare, tutta l’industria della pesca si fermerebbe, perché nessuno potrebbe resistere a quelle grida» così scriveva il medico di bordo Henry Lillie, durante l’ultima Guerra mondiale. Ancora oggi, l’uomo caccia le balene, con metodi che rimangono cruenti e inaccettabili. Perchè l’Islanda non vuole rivelare i risultati della ricerca sul dolore provato dalle balene durante la loro agonia? Forse quelle grida silenziose fanno troppo male?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

da Il Corriere della Sera, 7 luglio 2014
Il dolore delle balene svelato da una ricerca che l’Islanda non vuole pubblicare.
Commissionata dal governo, è stata conclusa ma nessuno ne conosce i contenuti. Proteste in Parlamento.  (Luigi Offeddu)
BRUXELLES. Quanto soffre Moby Dick? Troppo, per essere detto. Questo, forse, sta accadendo in Islanda: il governo, qualche mese fa,  ha incaricato ufficialmente uno scienziato norvegese di studiare la durata dell’agonia nelle balene colpite dai ramponi esplosivi, tema da anni al centro di molte polemiche; ha promesso che, appena avutili, avrebbe diffuso i risultati completi della ricerca; ma finora niente, solo una sorta di silenzio di Stato che ha fatto infuriare gli ambientalisti, e agitato il Parlamento. Perché il governo non rivela quel che ha saputo dalla ricerca? E che senso ha avuto allora l’idea di dare l’incarico a uno scienziato norvegese, proprio perché straniero e presumibilmente indipendente?...

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