sabato 28 giugno 2014

No al commissariamento dell’Agenzia della Conservatoria delle coste della Sardegna

Giovedì 12 giugno 2014 la Giunta Regionale Sarda ha deciso di commissariare l’Agenzia della Conservatoria delle coste della Sardegna al fine, come si apprende dalla stampa, di trasferire le sue funzioni all’interno di un assessorato della Regione.
Tale decisione, operata nell’ambito della più generale “spending review”, appare ingiustificata considerato che la Conservatoria delle coste è un ente sano, non in perdita e capace di risparmiare investire al meglio il denaro pubblico, come si evince dagli stessi rapporti ufficiali sul suo funzionamento resi pubblici sul suo sito istituzionale. L’efficienza economica e gestionale dell’Agenzia, esempio unico in Italia, e la sua capacità di attrarre finanziamenti per la Sardegna, dimostrano concretamente la validità di investire nelle politiche ambientali per creare uno sviluppo realmente sostenibile.
In questi anni la Conservatoria delle coste ha rappresentato uno strumento concreto di supporto agli enti locali per l’applicazione delle politiche regionali di tutela e di gestione integrata delle zone costiere della Sardegna. Uno strumento innovativo al quale s’ispirano tutte le altre regioni italiane costiere.
E’ sufficiente analizzare il processo virtuoso avviato dalla Conservatoria delle coste per lo sviluppo sostenibile dell’isola dell’Asinara, in applicazione della Deliberazione della Giunta Regionale del Dicembre 2008, per comprendere l’utilità di uno strumento come l’agenzia capace di coordinare competenze diversificate come le azioni di tutela e valorizzazione con la disponibilità diretta dei beni del patrimonio regionale affermando lo stesso ruolo istituzionale della Regione Sardegna in un’isola per oltre un secolo di proprietà dello Stato.
Che fine farà, ci si chiede, il patrimonio costiero affidato alla gestione dell’Agenzia? Oltre 6.000 ettari – soprattutto sui litorali di Alghero, Muravera, Buggerru, Castiadas – ritorneranno, infatti, nella disponibilità delle strutture regionali “ordinarie”, portando di fatto le lancette dell’orologio indietro di 10 anni, quando le coste della Sardegna venivano gestite in maniera settoriale. Con la soppressione dell’Agenzia migliaia di ettari di coste, ad alto valore paesaggistico e ambientale, potranno, inoltre, esser messi in vendita ai migliori offerenti, pronti a speculare sulle coste sarde, magari con il pretesto di attrarre investimenti esteri…


“…prevediamo di dare un nuovo ruolo alla Conservatoria delle Coste ed all’Arpas, dando piena applicazione alle norme che ne governano il funzionamento”, così ha affermato solo quattro mesi fa Francesco Pigliaru nella sua vittoriosa campagna elettorale che l’ha portato a divenire Presidente della Regione autonoma della Sardegna.
“Rimango a bocca aperta … hanno avuto cinque anni per fare le cose nel modo corretto, confrontandosi con il governo secondo le regole. Invece, nell’incapacità di questa Giunta, si è voluto forzare e di far finta di prendere decisioni che non si sono prese prima, ostenta disprezzo per le regole”affermava sempre in campagna elettorale Francesco Pigliaru quando annunciava che avrebbe spazzato via quella “approvazione di cartone fatta per fini elettorali”, che ha determinato lo stravolgimento del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).
“Faremo tutto quello che abbiamo detto ai sardi”affermava il neo Presidente Pigliaru il giorno della sua elezione.
Risultati:
* la Giunta Pigliaru ha disposto l’annullamento in via di autotutela, con la deliberazione Giunta regionale n. 10/20 del 28 marzo 2014, della soladeliberazione n. 6/18 del 14 febbraio 2014 di approvazione definitiva dello stravolgimento del P.P.R.,non sufficiente per tutelare efficacemente coste e paesaggio, perché la deliberazione  Giunta regionale n. 45/2 del 25 ottobre 2013 di prima adozione è parzialmente produttiva di effetti (in ogni caso il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha impugnato lo stravolgimento del P.P.R.);
* la Giunta Pigliaru, con deliberazione del 12 giugno 2014 (non presente sul sito webistituzionale), ha disposto il commissariamento dell’Agenzia della Conservatoria delle costei n vista della successiva soppressione, nonostante la nutrita serie di attività poste in essere fra mille difficoltà per la costituzione di un vero e proprio demanio costiero sardo sul modello del Conservatoire du Littoral francese.
Spending review?  Revochi i fondi per lo scempio ambientale e finanziario della diga di Monte Nieddu-Is Canargius e in un colpo solo risparmierebbe centinaia di milioni di euro.
In pochi mesi già due gravi e pesanti contraddizioni della politica ambientale proposta agli elettori sardi e premiata dal risultato elettorale.
A che gioco stiamo giocando?

Solitamente si tagliano i rami secchi e non i rami sani che portano fiori, frutti e nuovi semi. E nuovi semi sono quelli messi a frutto dall’Agenzia della Conservatoria delle Coste: ente sano, innovativo, non in perdita, ma capace di produrre e attrarre finanziamenti per il territorio, di moltiplicarne la ricchezza materiale e immateriale, risparmiando denaro pubblico. Un fiore all’occhiello per la Regione Sardegna e per l’Italia, riconosciuto anche all’estero per l’altissimo livello di innovazione e con una gestione esemplare di  sostenibilità economica coniugata all’ambiente, il cui modello dovrebbe far scuola. Non lo dicono le parole, lo si deduce dai fatti e dai conti economici, dalla concretezza nuda e cruda dei numeri. Appare quindi incredibile e inspiegabile il suo commissariamento. Perché cancellare un ente produttivo come la Conservatoria delle Coste, che risulta essere anche dal punto di vista economico-finanziario l’agenzia più efficiente della Regione Sardegna? La Conservatoria, gioiello istituzionale preso come esempio virtuoso persino in Svezia, con  la  capitale verde d’Europa, emblema mondiale dell’ambientalismo, viene invece rinnegato e soppresso dal governo sardo. Preoccupa non aver sentito neppure un politico esprimere la propria opinione in merito, eccezion fatta per Alessandra Zedda. Il Governatore Pigliaru disattende le promesse elettorali che ruotavano intorno alla questione ambientale e all’importanza della meritocrazia. Sembra invece che ancora una volta a vincere sia l’appartenenza, piuttosto che la competenza.
Ma la cosa grave è che non si tratta solo della semplice eliminazione di un ente efficiente, bensì della soppressione di uno strumento di democrazia partecipata, e quindi di democrazia reale, che ha consentito ai nostri territori di esprimersi in possibilità e realizzazione di progetti, e soprattutto di farlo con i tempi snelli richiesti da Comuni e imprese, con i relativi risparmi di risorse pubbliche. La buona riuscita della Conservatoria delle Coste si deve a persone di valore e al suo direttore Alessio Satta (appena licenziato) la cui competenza tecnica e capacità di fare rete di territorio e democrazia dal basso di altissimo livello, sono lampanti e testimoniate dagli ottimi risultati ottenuti, conti economici compresi…


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