domenica 24 novembre 2013

Urbanistica: avanti il prossimo idiota! - Fabrizio Bottini

Dato che il territorio è il posto su cui tutti, nessuno escluso, appoggiamo i piedi, tutti nessuno escluso hanno pienamente diritto ad esprimersi a proposito di organizzazione del territorio, vista la loro comprovata specifica competenza ed esperienza.   Esiste però, qui come sempre, un certo limite alle legittime espressioni dell’istinto induttivo: non è detto che quanto mi va bene qui e ora possa andar bene a tutti gli altri sempre e comunque. Soprattutto considerando che le trasformazioni del territorio sono per loro natura praticamente irreversibili, nel senso che restano lì per l’eternità, le appioppiamo non solo ai nostri contemporanei, ma a tutte le stirpi della discendenza settanta volte sette eccetera. Quindi andiamoci piano con l’istintiva induzione, mi scappa di fare una cosina e la lascio lì per sempre su tutto l’universo.
Ma andatelo a spiegare a certa politica dal fiato corto, sempre trafelata dietro la ricerca di facili consensi e pronta a tutto pur di aumentarli e orientarli ai fatti propri. In Italia proprio in questi giorni sono esposte agli occhi di tutti le arrampicate (orgogliose e ostentate arrampicate) sugli specchi di un presidente di regione a statuto autonomo che nega l’evidente. Ovvero il disastro di un certo modello di trasformazioni territoriali di fronte agli eventi naturali, solo per compiacere una certa sua committenza di interessi, ritenuti legittimi a prescindere perché dovrebbero (pura fede, e pure un po’ fanatica) contribuire ad arricchire tutti.
Preso dalla foga inciampa anche sul generale e sul particolare, mettendo ben in luce almeno un aspetto: delle cose che dice non glie ne frega niente, i suoi obiettivi sono altri, e nemmeno tanto nascosti. Sono quelli della fede cieca di cui sopra: l’ambiente serve a far quattrini da spendere in consumi voluttuari, se no che ci sta a fare? Il resto è poesia infantile…

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