martedì 30 luglio 2013

Cinquanta consiglieri regionali sardi approvano il nuovo “editto delle chiudende”, senza vergogna

Lo dovevano fare e l’hanno fatto.
Addirittura hanno velocemente rimestato le disposizioni della proposta di legge regionale n. 537 il 23 luglio 2013 e hanno scodellato in fretta e furia la proposta di legge regionale n. 542 del 30 luglio 2013 e l’hanno approvata in pochi minuti, grazie alla procedura d’urgenza prevista dall’art. 120 del regolamento consiliare, applicabile perché tutti d’accordo.
Ha iniziato l’onorevole Pietro Pittalis (P.d.L.), ma immediatamente dietro gli altri onorevoli Giampaolo Diana (P.D.), Franco Cuccureddu (M.P.A.), Attilio Dedoni (Riformatori), Matteo Sanna (Fratelli d’Italia), Christian Solinas (P.S.d’Az.), Mario Diana (Sardegna è già domani),Daniele Cocco (S.E.L.).
E subito dopo sono stati in 50 a votare a favore, solo voti contrari4 gli astenuti.
Ma che cosa c’è di così urgente e improcrastinabile da metter d’accordo trasversalmente e soprattutto silenziosamente maggioranza (scassata) e opposizioni (divise)?
Il nuovo editto delle chiudende, Il sacco dei demani civici e la speculazione immobiliaresulle sponde delle zone umide in Sardegna.
Infatti, con l’art. 1 della legge i Comuni sono delegati “alla ricognizione generale degli usi civici esistenti sul proprio territorio”mandando a quel paese anni di difficile lavoro milioni di euro spesi dalla Regione autonoma della Sardegna per le operazioni che hanno portato all’Inventario generale delle terre civiche previsto dalla legge.
Una “ricognizione” che, nella realtà, costituirebbe la base soprattutto persclassificazioni – termine orrido e inesistente, sarebberosdemanializzazioni – in particolare per i “iterreni sottoposti ad uso civico (che, n.d.r.) abbiano perso la destinazionefunzionale originaria di terreni pascolativi o boschivi ovvero non sia riscontrabile né documentabile la originaria sussistenza del vincolo demaniale civico”, cioè in tutti quei casi in cui vi siano state occupazioni abusiveabusi edilizidestinazioni agricole ovvero i diritti di uso civico siano stati accertati per presunzione in quanto già terreni feudali (la gran parte dei demani civici).
Previsione palesemente incostituzionale per violazione delle competenze statali in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali (art. 117, comma 1°, lettera s, cost.), visto che ex lege i terreni a uso civico sono tutelati con il vincolo ambienale/paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i., ma già legge n. 431/1985).
Insomma, ancora una penosa, raffazzonata, squallida operazione che punta a un nuovo editto delle chiudende, come ormai il Consiglio regionale sardo sta offrendo da tempo alla ribalta
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