martedì 28 maggio 2013

I ragazzi che trasformeranno la terra in oro - Carlo Petrini

Circa vent'anni fa il sistema universitario francese si rivoluzionò con l'intento di ringiovanire la classe docente che stava vistosamente invecchiando e questo poneva una serie di questioni non solo occupazionali ma anche di visione della cultura e dell'insegnamento. Iniziarono così a velocizzarsi e semplificarsi i passaggi da studente a ricercatore, da ricercatore ad assistente, da assistente a docente e nel giro di qualche anno il sistema si rinnovò con beneficio di tutti. La nostra agricoltura è più o meno in quella situazione: pochi operatori, con un'elevata età media, con culture legate ai decenni passati e poche prospettive di futuro, quindi scarso carburante per il presente. A questo si aggiunge un dato che sgomenta: la disoccupazione giovanile veleggia intorno al 37%, e quella complessiva si attesta all'11% appesantendo destini ed esistenze individuali e familiari, e sostanzialmente sprecando un tesoro di intelligenze e potenzialità. 

Sembrerebbe un classico 2+2: l'agricoltura ha bisogno di giovani, i giovani hanno bisogno di lavoro. Dovrebbe risultare logico e immediato che la prima preoccupazione della politica oggi dovrebbe essere quella di facilitare l'accesso dei giovani (ma anche dei quarantenni e cinquantenni che stagnano da anni in cassa integrazione o che si ritrovano senza un lavoro fino a poco tempo fa considerato "sicuro") in agricoltura…

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