giovedì 3 maggio 2012

Codice Forestale brasiliano


Sembrava che per la foresta amazzonica fossero finiti i tempi bui. Solo due mesi fa, infatti, il neo-presidente Dilma Rousseff aveva dichiarato che il 44% dell’Amazzonia brasiliana sarebbe stato tutelato direttamente dal governo. Ora invece è stata proposta una riforma del Codice Forestale del Brasile: una legge che, se approvata, porterebbe a nuove ondate di deforestazione incontrollata nei 370 milioni di ettari di foresta pluviale. Previsti anche dei condoni delle violazioni precedenti. Una decisione che ha provocato indignazione e numerose proteste che si uniscono a quelle generate dalla morte di numerosi attivisti.
A poche settimane dall’annuncio del governo di Dilma Rousseff di voler creare numerose nuove aree protette per tutelare l’Amazzonia brasiliana, il Congresso Brasiliano ha approvato una legge che cancella le tutele della più grande foresta pluviale del pianeta. Rischiando così di darla letteralmente in pasto alle multinazionali del legname, del carbone e del petrolio, nonché a grandi allevatori e agricoltori.
Il Codice Forestale brasiliano oggi prevede l’obbligo per i proprietari terrieri di mantenere una percentuale di foresta nativa (dal 20% nella Mata Atlantica, la foresta pluviale costiera, all’80% nella regione Amazzonica), una sorta di “riserva legale” che non può e non deve essere abbattuta. Altre disposizioni ora in vigore prevedono la presenza di aree protette permanenti per quelle foreste che si trovano in zone particolarmente sensibili, come gli argini dei fiumi, per i quali è previsto un divieto di deforestazione in una fascia di almeno 30 metri lungo le loro sponde…

…il Codice non impone più a quei proprietari di terre deforestate l’obbligo di ripiantare gli alberi per tutto il lato di bacino fluviale depauperato per una profondità di trenta metri dalla riva: ne basteranno 15 metri. E, per i fiumi più ampi di dieci metri, ogni stato brasiliano determinerà la grandezza delle aree protette in base a un suo specifico criterio. Pesantemente modificate, dunque, le Aree di preservazione permanente, zone di riforestazione obbligatoria uguali e inviolabili nate nel 1989 con il fine di franare la deforestazione selvaggia delle zone più vulnerabili.
Un nuovo Codice all’insegna della flessibilità, questo, che aumenterà la possibilità per i proprietari terrieri di sottrarsi all’obbligo di ripiantare dove ce n’è bisogno in nome dell’equilibrio naturale, ma che – come precisano i suoi sostenitori – favorirà quell’universo di piccoli produttori che tirano avanti grazie alle piantagioni che coltivano sulle rive dei fiumi…

Nessun commento:

Posta un commento